Passare troppo tempo sui tacchi alti può essere dannoso per le articolazioni e la colonna vertebrale, ormai lo sappiamo tutte! Ma siamo altrettanto consapevoli che anche indossare scarpe troppo basse può comportare dei problemi? Forse no.
Eppure ortopedici e podologi ormai sono unanimi nell’affermare che, per poter indossare una scarpa per molte ore consecutive senza rischi per la nostra salute, l’altezza ideale del tacco deve essere ricompresa tra i 2 e i 3 centimetri.
Sotto o troppo sopra questa misura, i rischi aumentano e il tempo consigliato di “esposizione a tale rischio” diminuisce. Questo non significa che bisogna rinunciare del tutto a sentirsi più belle ed eleganti con un tacco 12, tanto quanto non c’è alcun motivo di buttar via i sandali col tacco piatto o le irrinunciabili ballerine!
Perché le scarpe basse fanno male?
Scegliere le scarpe sbagliate può avere conseguenze non trascurabili, per cui è bene non eleggere ad unico modello della nostra scarpiera le calzature con tacco rasoterra.
Ecco i principali motivi per cui le scarpe basse fanno male al piede, alla caviglia, alla schiena, alle articolazioni ed i principali effetti negativi sulla salute:
- Il piede umano è fatto per camminare su terreni morbidi, non su asfalto o pavimento piatto e liscio. Un tacco di 2/3 centimetri consente di recuperare il livello di angolazione naturale che aiuta a mantenere il giusto assetto articolare;
- Il
peso del corpo, per evitare un eccessivo aggravio sulle articolazioni, dovrebbe
essere distribuito sul piede in modo simmetrico: per il 50% sul tallone e per
il 50 % sulla parte anteriore della pianta del piede, come avviene, appunto,
con un tacco la cui altezza si tenga tra i 2 e i 3 centimetri. Con altezze
inferiori tende ad aumentare la percentuale di carico sulla parte posteriore,
questo provocherà
dolore al tallone, quindi a tutta la pianta del piede, poi anche alla caviglia e ai
polpacci, fino a compromettere lo stato della colonna; - Quando si indossa una scarpa troppo bassa, come le classiche
infradito estive o le ballerine , l’impatto con il terreno non viene adeguatamente ammortizzato, con conseguenze che vanno dai microtraumi alle articolazioni del piede fino agli scompensi
alla schiena e a tutto l’apparato muscolo-scheletrico , dovuti a posture
scorrette e a un eccessivo aggravio su ginocchia e schiena. - Lo sforzo eccessivo sulla pianta del piede può provocare
infiammazioni dei tendini d’Achille (sopra il tallone) nonché la fascite plantare, patologie davvero tanto dolorose e capaci di limitare la mobilità.
Tutte le scarpe eccessivamente basse possono provocare dei fastidi o delle vere e proprie patologie plantari, persino le sneakers, come le Converse, che le giovanissime ormai utilizzano come calzatura principale dalla mattina alla sera. Quindi le Converse fanno male? No, solo l’utilizzo improprio e continuativo di queste scarpe può creare problemi, ma, certo, meno di quelli che possono provocare le ballerine e le infradito.
Problemi legati all’uso continuativo di ballerine
Tra le scarpe basse le più amate in assoluto troviamo le ballerine, un must da tenere nella scarpiera in ogni stagione: si possono abbinare praticamente con tutto, consentono di tenere il piede al riparo in quelle mezze stagioni in cui non sopportiamo più gli stivali ma non possiamo ancora indossare i sandali; i motivi per averle sono tantissimi ma ce n’è qualcuno anche un po’ meno positivo.
Andare in ufficio con le ballerine e tenerle ai piedi per 6/7 ore di seguito, se non effettuiamo grandi spostamenti e lavoriamo prevalentemente sedute alla scrivania, non è un gran problema. Probabilmente non avvertiremo alcun fastidio, anche perché si tratta di scarpe facilmente sfilabili mentre stiamo sedute in solitaria…
Se il nostro lavoro, però, ci costringe a continui andirivieni (come nel caso di chi opera dietro il bancone di un bar o deve servire ai tavoli) o a camminate impegnative facendo la spola tra diverse sedi di lavoro o, comunque, a stare in piedi tutto il tempo (per esempio se si lavora in un negozio), allora la ballerina non tarderà a procurarci dei fastidi.
Inizialmente sentiremo di stare comode, poi cominceremo ad avvertire tensione nell’arco plantare e, infine, sui tendini e le articolazioni della caviglia.
Questo tipo di scarpa deve calzare giusta, quasi stretta, perché resti salda sul piede, diversamente tende a sfilarsi e noi, per evitare di perderla, tenderemo involontariamente a piegare le dita del piede, dando loro la classica conformazione delle “dita ad artiglio”, con uno sforzo non indifferente sull’arco plantare e sui tendini che diventerà presto indolenzimento e poi dolore.
Problemi legati all’uso continuativo di infradito
In estate la calzatura per eccellenza, soprattutto nelle zone di mare, è l’infradito. Ne esistono di vari tipi ma quelle alle quali fare più attenzione sono quelle con la suola piatta, soprattutto se in cuoio.
In queste calzature è assente ogni tipo di supporto per l’arco plantare, così come una barriera che possa ammortizzare gli urti contro il terreno. Questi problemi saranno leggermente attutiti nelle versioni con la suola in gomma ma, alla lunga, anche questa, se piatta, non eviterà i disturbi già descritti.
Naturalmente non c’è nessun problema se siamo soliti utilizzare le infradito per andare al mare o fare una passeggiata, alternandole in altri momenti della giornata con calzature più complete e dal tacco più strutturato.
I problemi sorgono solo se queste scarpe saranno quelle utilizzate in modo prevalente, al lavoro, al mare, la sera per le uscite e persino in casa.
Le infradito, così come le ballerine, possono provocare nel tempo dolori alle gambe e alla schiena. Se ci accorgiamo che fanno male all’alluce dobbiamo correre ai ripari perché potrebbe trattarsi dei primi sintomi di un’infiammazione dovuta alla tendenza delle dita ad allargarsi per garantire maggiore stabilità in assenza totale di contenimento del piede.
Soluzioni per i disturbi provocati dall’uso di scarpe basse
Per chi non vuole rinunciare a indossare ballerine, infradito o altre scarpe dalla suola piatta, nessun problema: basterà ridurre il numero di ore in cui tenerle ai piedi, alternandole con scarpe che sostengano maggiormente l’arco plantare. L’ideale potrebbe essere alternare nel corso della giornata i vari tipi di calzature: alte, basse, regolari.
Quindi sono meglio le scarpe alte o quelle basse? Un video potrà sciogliere qualche dubbio in proposito…
Quando il problema ha già superato la soglia di guardia, o anche per prevenire i disturbi, si potranno acquistare in farmacia (o anche nei grandi magazzini) delle solette in silicone, integrali o mezze solette posteriori, per garantire da un lato l’ammortizzazione tra piede e suolo e dall’altro un leggero sollevamento del tallone che alleggerisce il carico su questa parte del piede.
In ogni caso, che si tratti di ballerine o sandali, un grosso aiuto per mantenere una corretta postura, verrà anche dalla scelta di modelli con il cinturino alla caviglia, che non ci costringono a piegare il piede in modo innaturale per tenerle ai piedi.
Quanto detto per le scarpe basse e il dolore ai piedi e ai polpacci, vale anche per tutti quei modelli, ora tanto in voga, con suola piatta ma spessa (platform), che non consentono al piede di muoversi in modo fluido e, pertanto, risultano anche più dannose delle scarpe con la suola sottile.
In conclusione, è vero che le scarpe basse fanno male, ma solo se se ne abusa!
Perciò non rinunciamo alle nostre amate e comode ballerine, né alle infradito, semplicemente indossiamole con maggiore attenzione, per periodi limitati e ricordandoci di concederci un paio di scarpe morbide, anatomiche e rilassanti appena rientrate a casa!